Urbinate per sempre. Architetture della luce e dello spirito

Un progetto internazionale di ‘lettura’ del Palazzo Ducale di Urbino
Ideato e coordinato da Tiziana Mattioli

Il nostro sogno è che Urbino ridiventi un luogo di convergenze,
di studio, di alte e nobili sollecitazioni spirituali e intellettuali.

Fabio Cusin, a un certo punto della sua indagine sui Duchi
si sentiva autorizzato a concludere: “l’opera politica di
Federico Montefeltro, anche se ciò può apparire un paradosso,
è il palazzo ducale di Urbino”. Oggi tocca a noi così inferiori e per
dottrina e per sagacia critica riprendere il discorso su Federico […]
vedere o rivedere attraverso quali idee e quali ambizioni Federico
era arrivato a questo splendido fiore di poesia.

Vivere a Urbino all’ombra di Federico e del suo palazzo  è una
delle occasioni più ricche in sostanza di vita e di memoria.

Nell’anno in cui ricorre il ventesimo anniversario della morte di Carlo Bo, e quindi nel tempo di un bilancio di straordinaria valenza intellettuale e politica – in un Ateneo concepito come polis – nel mentre ci si prepara a celebrare il secentesimo anniversario della nascita di Federico di Montefeltro (7 giugno 1422), il percorso espositivo già realizzato nel 2020 dalla “Fondazione Carlo e Marise Bo”, e conclusosi nel suo primo tempo con la mostra narrativa e fotografica: Carlo Bo: il Palazzo Ducale. Parole e immagini nelle stanze (22 settembre-22 dicembre 2020, ora prorogata sino a giugno 2021), rappresenta quasi una premessa, nella specifica ricorrenza, per tornare a riflettere sulla forza utopica e reale del disegno culturale che Bo ha messo in atto nel suo immaginare e costituire l’Ateneo di Urbino quasi ad emulazione del modello culturale del Palazzo e della città di Federico di Montefeltro. Tutti gli scritti che Carlo Bo ha dedicato a Urbino consuonano, nello spirito e nelle forme, con un’idea di ‘rinascimento’ dell’Università, e quindi della città – nell’immediato secondo dopoguerra, e oltre – in qualche modo speculari al Rinascimento federiciano, e comunque nutriti di quello spirito, di quelle forme, di quella bellezza, di quella verità. E quelle pagine, di grande e universale forza divulgativa, ancora attualissime, sono oggi propedeutiche a un’idea di cultura che, sospinta e costretta dalla pandemia quasi alla sola stretta prossimità di rapporti e di pensieri, torni ad essere – o meglio si proponga d’essere – di respiro internazionale, guardando lontano anche per vedere vicino. Nasce di qui il progetto di aprirsi ad una collaborazione nazionale e internazionale, meglio si potrebbe dire una condivisione, per riflettere su  alcuni temi sollecitati dagli scritti dedicati da Bo al Palazzo ducale di Urbino (Il Palazzo Ducale di Urbino: una visione aperta e libera -1982; A casa del Duca -1982; Quando Federigo da Montefeltro cercò di sedurre le Muse -1989), nonché la prospettiva di nuove soluzioni espositive, da condividersi in forme di partenariato condivise coi singoli interlocutori.

Il progetto, per la sua natura nazionale ed internazionale: di ricerca teorica e/o didattica, accolto dal Magnifico Rettore, e dal Prorettorato allo Sviluppo di Partenariati Strategici Nazionali e Internazionali, può essere accettato, si diceva, con la specificazione che i partners vi possono far riferimento sia per una ricerca individuale (pur con un’afferenza istituzionale), sia come percorso didattico pensato per studenti universitari o iscritti a Scuole di Alta Formazione: percorso liberamente scelto entro una delle prospettive di indagine qui di seguito rappresentate – o parte di esse – comunque sempre ispirate alle pagine che Carlo Bo ha dedicato al Palazzo Ducale e a Urbino, sua città elettiva.

Prospettive di indagine ed espositive #1

Come segno tangibile e simbolico del legame indissolubile che Carlo Bo ha saputo tessere tra la propria origine ligure e il proprio destino, si è perseguita la possibilità di trasferimento della mostra Carlo Bo: il Palazzo Ducale. Parole e immagini nelle stanze, nella seconda parte dell’anno, verosimilmente a settembre, a Sestri Levante, città natale di Bo e suo costante riferimento elettivo. La mostra potrebbe essere accolta riproponendo:

1) l’attuale consistenza urbinate, ovvero 15 gigantografie, e 19 fotografie in formato doppia cartolina;

2) i volumi che Bo ha dedicato ai vari luoghi d’Italia, in collaborazione con importanti fotografi come Pepi Merisio e Mario Monti, e specialmente quelli dedicati alla Marche e alla Liguria;

3) i video di interpretazione della mostra e le registrazioni in loop del narrato di Bo, ridotto e pronunciato da Massimo Raffaeli;

oppure potrebbe essere ampliata (quasi a costituire una premessa) con ulteriori gigantografie delle sei immagini in bianco e nero che sono state aggiunte ad arricchimento del Catalogo, per rappresentare, oltre ad una narrazione ideale e contemporanea, le immagini della Urbino à jamais, della “città dell’anima”, di cui sempre parla Bo.

Sono arrivato un po’ per caso nella vostra, nostra città
[…]. Sono due parti della vita che si collegano fra di loro
senza scompensi né differenze ma naturalmente epperò Urbino è diventata per me un filtro della coscienza.

Prospettive di comunicazione

Condivisione del progetto con il Sindaco di Sestri Levante, Dott.ssa Valentina Ghio. Progettazione condivisa della mostra. Inaugurazione ufficiale della mostra, anche in streaming; interviste, in video e/o in cartaceo; fruibilità pubblica dell’allestimento; dépliants di presentazione; mini-documentari da trasmettersi sui media.

Prospettive di indagine ed espositive #2

Si prefigura, per questa seconda proposta, una narrazione per parole e immagini derivata dalle sollecitazioni fotografiche in bianco e nero della Urbino à jamais – della Urbino che è nell’immaginario e nella memoria di ciascuno – che provi a verificare, attraverso una ricerca esperienziale e metodologica degli studenti I.S.I.A. iscritti al corso di Fotografia dei Beni Culturali (Docente Paolo Semprucci), ovvero o congiuntamente attraverso una ricerca teorica che ne recuperi la tradizione, la pregnanza scenica e scenografica, o teatrale tout court, dei molti luoghi del Palazzo Ducale di Urbino, incastonati nell’architettura del palazzo stesso o della città, e quasi esibiti come luoghi concreti e astratti di teatralità reale e possibile: dalla Data alla Scala a chiocciola di Francesco di Giorgio Martini, dagli spazi sotterranei al Cortile d’Onore, al Giardino Pensile, al Giardino dell’Ercole, alla Piazza Duca Federico, alla Sala del Trono, etc.

Dal silenzio del Palazzo, dalle sue notti, dal sole
che cade sulle sue invenzioni ci giunge – quando
siamo in grado di penetrarne la voce – questa
invocazione a non fare dell’esistenza un semplice
passaggio tra le cose.

Prospettive di comunicazione 

Da questo impegno si attendono esiti di esposizioni fotografiche, da potersi allestire in digitale o anche eventualmente negli spazi della città; riflessioni di natura teorica sul concetto di architettura come teatro, o come ‘figura’ di interlocuzione quale si ricava dalle pagine di Bo; condivisione dei risultati in una giornata di studio, anche condotta in via telematica.

[Già disponibili, per questa ricerca, Paolo Semprucci per I.S.I.A., Tiziana Mattioli, per l’attuale progetto].

Prospettive di indagine ed espositive #3

Architettura scritta. Spazio narrato e parole “costruite”. Con questa sintesi si intende rappresentare il riferimento a quella ‘stratificazione’ di straordinarie letture che, nel Novecento, sono state date del Palazzo Ducale di Urbino: dalle molte pagine di Carlo Bo (Il Palazzo Ducale: una visione aperta e libera; A casa del Duca; Il vento del Montefeltro; Quando Federigo di Montefeltro cercò di sedurre le Muse; Urbinate per sempre), sino, à rebours, a quelle di Luigi Serra, di Pasquale Rotondi, ovvero di scrittori e artisti che abbiano pienamente vissuto il Palazzo e la città, come Bruno da Osimo, Bruno Ceci, Francesco Carnevali; come Paolo Volponi, Vincenzo Cardarelli, Valerio Volpini etc. Una specifica sezione potrebbe essere riservata alle scritture rinascimentali che del Palazzo hanno fatto propria la scena.

Sul versante didattico, e in considerazione del fatto che il testo Il palazzo ducale di Urbino. Una visione aperta e libera, ha avuto solamente una traduzione in francese, che potrebbe peraltro essere riconsiderata e attualizzata, sono ipotizzabili, per gli scritti di Bo dedicati alla città feltresca, anche traduzioni in inglese e in spagnolo.

La parola ha una vita che si consuma sulla carta
e vale per il suo margine ideale: per quest’eco
che può avere nella nostra coscienza.

Prospettive di comunicazione

Sono auspicabili, in questo caso, esiti  di scrittura creativa o critica, per i quali potrebbe essere prevista una pubblicazione in digitale (attiva sul Portale uniurb), ovvero in cartaceo e/o in lettura radiofonica.

Possibili anche, entro un tempo di 5/8 minuti ciascuna, letture di stralci dei testi tradotti, in audio-video, da diffondere a cadenza mensile per tutto il 2021, e sostenute da musica e immagini, nonché letture attoriali, in italiano, con la stessa cadenza, tratte dalle medesime pagine, da ascoltare sul Portale uniurb e sui media a questo connessi.

Si prevede nondimeno una comunicazione anche attraverso una giornata di studi, da concepirsi nella duplice modalità della presenza e del collegamento telematico.  

[Già disponibili per questa ricerca il Professor Simone Dubrovic, per il Kenyon College di Gambier, Ohio,  il Professor Marco Faini, Marie Sklodowska Curie Fellow, Università Ca’ Foscari (Venezia); la Professoressa Paola Ugolini, per il Department of Romance Languages & Literatures, University at Buffalo -SUNY]

Prospettive di indagine ed espositive #4

Tra luce e tenebre. Un museo ipogeo. Questo ambito del progetto è specialmente rivolto, come versante didattico, alla formazione e alla ricerca dei giovani studenti di architettura che frequentano l’Università di San Antonio (Texas), ed hanno una loro sede in Urbino, dove sono guidati dalla docenza di Monica Mazzolani (MTA Associati-Giancarlo De Carlo Associati) e dal coordinamento di Mirco Marinelli, nella sede italiana, e dal Professor John Murphy (Dean of the College of Architecture, Construction and Planning at the University of Texas at San Antonio). La ricerca riguarderà la progettazione in digitale di uno Spazio museale permanente per mostre temporanee nei sotterranei di Palazzo Ducale, con ipotes di allestimento di una mostra virtuale temporanea su temi che riguardano Carlo Bo e il suo rapporto con Giancarlo De Carlo.

Voi avete una scelta molto ricca: potete salire
dal mare, scendere dalla foresta delle Cesane,
arrivarci da Urbania, dalla strada di Roma, il
risultato non muta. Mutano i dati del problema
ma quando arrivate al punto di fare un bilancio
ecco che vi trovate sempre a fare i conti con la
luce che investe e solleva la città.

Prospettive di comunicazione

Gli esiti della ricerca verranno comunicati in soluzione virtuale, sia quanto alla ricostruzione degli spazi del Palazzo, sia come allestimento della mostra dedicata a Bo e De Carlo. Materiali, tutti, che resteranno disponibili e visitabili in rete. Le riflessioni teoriche e didattiche verranno comunicate all’interno della giornata di studi dedicata all’intero progetto.

Prospettive di indagine ed espositive #5

Un calendario di letture. Quest’ultima sezione è la parte già avviata del progetto, sin dal 25 gennaio 2021, per ricordare il compleanno di Carlo Bo. Consiste di dodici letture, tenute da intellettuali-amici (che si accresceranno appunto nel volgere dei mesi), degli scritti più significativi di Bo, dedicati alla città di Urbino, e ai suoi legami profondi con questa realtà e con la realtà del Palazzo (con l’eredità di Federico). Queste parole si specchieranno, tutte, nello scritto: Il Palazzo Ducale di Urbino. Una visione aperta e libera, che costituisce il centro del Catalogo della mostra dedicata al tema, in corso di stampa grazie alla liberalità del Rettore Giorgio Calcagnini.

Prospettive di comunicazione

La diffusione delle letture avviene attraverso i media fruiti dall’Ateneo urbinate. Tutti i materiali del progetto, per ogni singola sezione, sono curati nella veste digitale da Donatello Trisolino ed Emanuela Braico.