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Nel 1938, le leggi razziali antiebraiche colpirono in particolare anche il mondo intellettuale. Molti insegnanti, professori universitari e studenti furono allontanati dall’insegnamento, dalla scuola e dalle università, solamente perché di “razza” ebraica. Alcune scuole scientifiche furono letteralmente decimate e l’allontanamento dalla cattedra di prestigiosi studiosi riguardò pure i matematici. Nessuno, nel mondo della cultura, osò sostanzialmente levare la propria voce contro questi odiosi provvedimenti. Al più, qualcuno si premurò di esprimere in privato la propria solidarietà ai colleghi colpiti. Tutti insomma furono conniventi con la scelta razzista operata dal regime fascista.

Siamo tra l’estate e l’autunno del ’38. Nel giro di pochi anni tutto però cambia: il 24 luglio 1943 Mussolini viene destituito e, con la sua caduta, il fascismo si avvia al tramonto. Sembrava che a questo punto chi aveva espresso la propria adesione al fascismo e mai si era opposto ai suoi provvedimenti liberticidi dovesse pagare un “giusto” prezzo. Si avvia, nell’Italia liberata dal fascismo, la cosiddetta epurazione. Sembrava che anche alcuni dei più eminenti matematici italiani dovessero dar conto del proprio atteggiamento di adesione al regime e alle leggi razziali, anche alla luce degli orrori provocati nel periodo bellico. Le cose, tra l’estate del ’43 e l’amnistia (… amnesia) Togliatti del ’46, andarono invece in modo diverso.

Ne risulta in particolare uno spaccato della matematica italiana nel periodo tra le due guerre mondiali , e dei rapporti tra intellettuali e potere politico, che allunga le proprie ombre sulle vicende politiche dell’Italia repubblicana.


  • Lezione tenuta da: Angelo Guerraggio, Centro PRISTEM, Milano
  • Sede: Dipartimento di Economia, Società, Politica, Palazzo Brandani Battiferri – Via Saffi, 42, Urbino; Aula Magna – https://goo.gl/maps/FQWMEWbnUC22
  • Orario: 15.15 – 17.15

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